L’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, nell’esaminare l’Accordo Italia-Libia, in un report diffuso di recente da Oxfam Italia (organizzazione non profit, dedicata alla riduzione della povertà globale, attraverso aiuti umanitari e progetti di sviluppo), ha riscontrato aspetti meritevoli di considerazione e riflessione. L’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, nell’esaminare l’Accordo Italia-Libia, in un report diffuso di recente da Oxfam Italia (organizzazione non profit, dedicata alla riduzione della povertà globale, attraverso aiuti umanitari e progetti di sviluppo), ha riscontrato aspetti meritevoli di considerazione e riflessione.A due anni, infatti, dalla firma dell’accordo, si riscontra una diffusa violazione dei diritti umani in tema di immigrazione. I numeri parlano chiaro, fa presente l’Avvocato Pitorri: 5.300 morti in due anni, di cui 4.000 solo nella rotta del Mediterraneo centrale e 143 morti su 500 arrivi nel 2019. Senza dimenticare le migliaia di persone detenute nelle carceri libiche, donne e bambini in fuga da guerra e fame, e i 15 mila migranti riportati indietro dalla Guardia costiera libica, alimentando così il traffico di esseri umani.L’obiettivo dell’Accordo raggiunto tra il governo italiano e quello libico di unità nazionale, nel febbraio del 2017, specifica l’Avvocato Pitorri, è sempre stato quello di ridurre i flussi di migranti che cercano di raggiungere l’Italia dalle coste libiche. L’accordo, invero, prevede, di fatto ,nuovi aiuti da parte dell’Italia alle autorità libiche, impegnate nelle operazioni di accoglienza e contrasto all’immigrazione clandestina, quindi alla Guardia Costiera libica, con l’obiettivo di ridurre il traffico illegale via mare e migliorare le condizioni dei centri di accoglienza in territorio libico, finanziando l’acquisto di medicine e attrezzature medica, oltre alla formazione del personale impiegato. Riportare i migranti in Libia, però, fa presente l’Avv. Pitorri, potrebbe fare aumentare il traffico di esseri umani. Anche il report in questione giunge alla medesima conclusione: vi è una sorta di elusione del diritto internazionale a tutela dei diritti umani dei migranti. Attualmente sono 6.400 le persone presenti nei luoghi di detenzione ufficiali in Libia; molte altre sono detenute in carceri non ufficiali, alcune gestite da gruppi armati libici. E se si pensa che, secondo l’Onu, anche i centri ufficiali in molti casi sono gestiti dalle stesse persone coinvolte nella tratta di esseri umani, e nel traffico di persone, si evince che riportare i migranti in Libia non fa che alimentare il traffico di esseri umani. Evidenzia il report, asserisce l’Avv. Pitorri, che la Libia non è un porto sicuro. Tutt’altro.L’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, nell’esaminare l’Accordo Italia-Libia, in un report diffuso di recente da Oxfam Italia (organizzazione non profit, dedicata alla riduzione della povertà globale, attraverso aiuti umanitari e progetti di sviluppo), ha riscontrato aspetti meritevoli di considerazione e riflessione.
A due anni, infatti, dalla firma dell’accordo, si riscontra una diffusa violazione dei diritti umani in tema di immigrazione. I numeri parlano chiaro, fa presente l’Avvocato Pitorri: 5.300 morti in due anni, di cui 4.000 solo nella rotta del Mediterraneo centrale e 143 morti su 500 arrivi nel 2019.
Senza dimenticare le migliaia di persone detenute nelle carceri libiche, donne e bambini in fuga da guerra e fame, e i 15 mila migranti riportati indietro dalla Guardia costiera libica, alimentando così il traffico di esseri umani.
L’obiettivo dell’Accordo raggiunto tra il governo italiano e quello libico di unità nazionale, nel febbraio del 2017, specifica l’Avvocato Pitorri, è sempre stato quello di ridurre i flussi di migranti che cercano di raggiungere l’Italia dalle coste libiche.
L’accordo, invero, prevede, di fatto, nuovi aiuti da parte dell’Italia alle autorità libiche, impegnate nelle operazioni di accoglienza e contrasto all’immigrazione clandestina, quindi alla Guardia Costiera libica, con l’obiettivo di ridurre il traffico illegale via mare e migliorare le condizioni dei centri di accoglienza in territorio libico, finanziando l’acquisto di medicine e attrezzature medica, oltre alla formazione del personale impiegato.
Riportare i migranti in Libia, però, fa presente l’Avv. Pitorri, potrebbe fare aumentare il traffico di esseri umani. Anche il report in questione giunge alla medesima conclusione: vi è una sorta di elusione del diritto internazionale a tutela dei diritti umani dei migranti.
Attualmente sono 6.400 le persone presenti nei luoghi di detenzione ufficiali in Libia; molte altre sono detenute in carceri non ufficiali, alcune gestite da gruppi armati libici.
E se si pensa che, secondo l’Onu, anche i centri ufficiali in molti casi sono gestiti dalle stesse persone coinvolte nella tratta di esseri umani, e nel traffico di persone, si evince che riportare i migranti in Libia non fa che alimentare il traffico di esseri umani. Evidenzia il report, asserisce l’Avv. Pitorri, che la Libia non è un porto sicuro. Tutt’altro.
Avvocato Iacopo Maria Pitorri
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